Questo derby per la Roma lo poteva vincere soltanto una persona: Mourinho, un allenatore ...
Come avevo anticipato in un’intervista fatta la scorsa settimana, questo derby per la Roma lo poteva vincere soltanto una persona: Mourinho. E così è stato, regalando ai giallorossi una pausa-nazionali allegra e spensierata.
Si, perché conoscendo la città e avendola vissuta come calciatore, un risultato del genere nel derby di Roma significa veramente dare a entrambi gli ambienti una chiara impostazione di come andranno gli umori di piazza e di spogliatoio fino alla prossima giornata di campionato. E forse anche oltre, soprattutto se si manterranno così le posizioni in classifica di Serie A.
E per questo, se la Lazio di Sarri dovrà tornare a fare i conti con il proprio carattere, forse troppo debole, e con gli schemi di gioco, mai realmente incisivi nella partita di domenica, i giallorossi di Mourinho, al contrario, avranno un booster di fiducia e di entusiasmo che li aiuterà a limare quei difetti tattici che abbiamo spesso visto durante la stagione. E a beneficiarne sarà tutto l’ambiente.
In primo luogo la piazza, che so’ benissimo che si godrà questi giorni nei classici sfottò tra cugini e nella consapevolezza di aver trovato, forse, una squadra finalmente centrata e capace di dire la sua in campionato, confermandosi nelle zone alte della classifica.
Poi i giocatori, che si saranno sicuramente resi conto di cosa significa vincere uno scontro del genere e manifestare un dominio assoluto del campo per tutti i 90 minuti. A partire dalla difesa, capace di annientare completamente il tridente offensivo biancoceleste, che ad eccezione dell’ex di turno Pedro non ha praticamente mai sfiorato un pallone. Qui, in particolare, i miei complimenti vanno a quello che lo stesso tecnico portoghese ha chiamato “il ragazzino”, e cioè Nicola Zalewsky... veramente bravo! Passando per il centrocampo, dove soprattutto Cristante ha dato prova di saper orchestrare bene la squadra e di controbilanciare perfettamente il più mobile Mkhitaryan.
E finendo sul reparto offensivo, il reparto dove più degli altri si è visto il merito del mister José Mourinho: la scelta iniziale di lasciare fuori Zaniolo, infatti, mi aveva sorpreso e anche un po’ deluso. Ma si è rivelata geniale: l’assenza di una seconda punta ha permesso ad Abraham di spaziare maggiormente in avanti per sfruttare le ripartenze giallorosse, visto che la Roma ha volutamente lasciato il pallino del gioco (inoffensivo) alla squadra biancoceleste, e consentire così l’inserimento dei centrocampisti brillantemente diretti dal regista mobile Pellegrini.
E così, con gli esterni in costante proiezione a tutto campo e il fenomenale capitano a dettare i tempi, mister Mourinho ha permesso alla Roma di gestire in totale controllo l’intera partita, sbloccatasi dopo neanche un minuto con un gol rocambolesco della punta inglese.
Quanto è decisivo Abraham? Veramente, più passano le giornate e più sembra che la Roma abbia fatto un acquisto di un livello superiore. Siamo soltanto a marzo e già è a quota 23 gol!
Ovviamente è merito di tutta la squadra, alla quale vanno i miei più sinceri applausi, ma è sicuro che avere davanti un riferimento del genere ti da’ una spinta in più quando entri in campo.
Un applauso ancora più grande, se possibile, lo vorrei però fare proprio al numero 7 Lorenzo Pellegrini. Nel derby di domenica ho visto finalmente un capitano, un giocatore che si è fatto carico di tutto l’ambiente e la squadra lottando e onorando la maglia per tutto il tempo che è rimasto in campo, fino alla sua sostituzione finale per il giovane Bove. Ha accelerato quando bisognava spingere e rallentato quando, invece, la Roma aveva bisogno di rifiatare. Si è conquistato importanti calci di punizione e non si è mai innervosito nonostante gli animi si siano accesi più di una volta. E poi... quella punizione del 3 a 0 è veramente una gioia per gli occhi!
Complimenti a lui, quindi, a tutta la squadra, e a un allenatore che ancora una volta ha dato prova di intelligenza e di imprevedibilità, e che ora si trova con un numero di punti di distanza dalla zona Champions League uguale a quello delle giornate che mancano al termine della stagione. Un obiettivo impensabile fino a poco tempo fa, ma che ora sembra non impossibile.